Degli imprinting - Lo studio dei ricordi

 Imprinting

ëmprìntiṅs. ingl. [propr. «impressione, stampa», der. di (to) imprint «stampare, imprimere»]

Da vocabolario Treccani

Odore di acquaragia, il violino appeso alla parete, il rumore del treno che passa che sovrasta la musica di un’audiocassetta.

Quando con la mia famiglia ci trasferimmo da Noale a Rieti, avevo sei anni. Ero ancora molto piccola ma ricordo bene la sensazione di paura, all’idea di dover trovare un nuovo equilibrio. L’idea di perdere le amicizie e doverne formare di nuove, di riallacciare davvero i rapporti con una parte della famiglia che, stando lontani, frequentavamo poco, tutto ciò mi spaventava eppure, dopo aver passato i primi mesi a casa dei nonni, è proprio nello studio di mio nonno che ho ritrovato la familiarità e la tranquillità che avevo paura di perdere trasferendomi.

Lo studio non è una stanza molto grande; ha pianta quadrata, una portafinestra con un balconcino, le pareti bianche erano riempite di quadri, il pavimento è in parquet. Sul fondo della stanza accanto alla porta finestra c’è una scrivania con sopra lo stereo e a volte una ciotola con della frutta per dipingere la natura morta. Quando si apre la portafinestra entrano i rumori della città, il treno che passa, le macchine, le campane della chiesa vicino.

Subito dopo la scuola passavo pomeriggi interi ad osservare mio nonno dipingere nel suo studio, e piano piano l’odore di acquaragia è diventato meno fastidioso, i colori ad olio stesi sulla tela diventavano sempre più interessanti, la musica che veniva dallo stereo e i rumori dell’esterno si fondevano creando un magico sottofondo e da semplice osservatrice sono diventata tutt’uno con quell’ambiente. È il luogo dove ho imparato ad osservare e ad ascoltare, è stato il primo luogo in cui sono venuta a contatto con l’arte e nel corso del tempo è diventato un luogo in cui mi sentivo al sicuro.

Conrad Lawrence definì l’imprinting come la fissazione di un istinto innato su un determinato oggetto, che non è niente di diverso rispetto a quello che è successo quando sono entrata per la prima volta in questa stanza. Ora dello studio è rimasto poco e niente, dopo la morte di mio nonno nessuno ha più dipinto lì e con il passare del tempo sono stati tolti i quadri, la scrivania, il violino…ma ogni volta che entro in quella stanza ormai vuota, le emozioni e i ricordi legati a quel luogo restano stampati dentro di me.


Condivisione esperienziale

 Obiettivo che vorrei identificasse il mio progetto, è proprio quello di creare un luogo nel quale esterno e interno, architettura e natura, si possano fondere creando un'esperienza unica che stimoli tutti i sensi, un luogo di condivisione dell'arte e della cultura. 

 

 

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